Gli scioperi del 1944 a Varese
Gli scioperi del 1944 a Varese
Per una puntuale ricostruzione degli scioperi in provincia di Varese nel gennaio e marzo del 1944 tre sono i libri che documentano l’imponenza sul piano delle adesioni e il coraggio dei lavoratori e delle lavoratrici in quella tragica fase storica. Innanzi tutto La Resistenza in provincia di Varese.Il 1944, a cura dell’Istituto Varesino per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, Franco Angeli 1985 – ove lo storico Luigi Ambrosoli rileva che il dato di 7767 scioperanti nel marzo 1944 fornito dal Ministero dell’interno della Repubblica sociale era largamente sottostimato, stante le alte adesioni verificatesi a Busto Arsizio, Gallarate e Saronno. Nello stesso volume Battista Brunati segnala l’importanza dello sciopero effettuato all’areonautica Macchi all’inizio del 1944, che fu predisposto e organizzato nel corso di una riunione ristretta all’Hotel del Campo dei Fiori e “provocò una violenta reazione dei tedeschi”. Invece nel libro Lotte Operaie e Resistenza in provincia di Varese, a cura dell’Istituto Luigi Ambrosoli e pubblicato unitamente a Cgil-Cisl-Uil e l’Anpi provinciale nel 2005, nel volume Bruna Bianchi annota come “lo sciopero del marzo 1944 fu il punto di arrivo di un intenso lavoro organizzativo durato mesi“, mentre Enzo Laforgia, Giuseppe Nigro e Mario Varalli nei loro contributi prendono in esame gli scioperi organizzati nel comune di Varese, in quello di Saronno e alla Siai Marchetti di Sesto Calende. Giuseppe Nigro in un ulteriore approfondimento dei protagonisti degli scioperi a Saronno nella fabbrica bellica della Cemsa e alla Isotta Fraschini riporta le testimonianze di Aurelio Legnani, nome di battaglia Gatto, e di Antonio Monti, nome di Battaglia Lupo. Nel comune di Varese, a partire dal mese di gennaio, gli scioperi coinvolsero con un ruolo di primo piano il Calzaturificio di Varese, la Carrozzeria Macchi e le Conciarie, ma anche altre rilevanti fabbriche del circondario. Sugli “scioperi nel gallaratese” si diffonde Daniela Franchetti in un ampio saggio, per ora inedito, che dopo la trattazione delle lotte verificatesi nel 1943, documenta gli scioperi nel gennaio del 1944 dell’Agusta di Cascina Costa, della Galdabini e dell’Isotta Fraschini di Cavaria; oltre alle azioni di sabotaggio delle produzioni da parte della 102ma Brigata Garibaldi comandata dal mitico comandante Fagno, ovvero Antonio Jelmini. Infine, nel libro Gli Scioperi del 1943-1944 a Busto Arsizio di Cosimo Cerardi, Edizioni la mongolfiera 2007, oltre alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi di sei lavoratori della Ercole Comerio, in seguito ad una azione di forza delle SS il 10 gennaio per costringere i lavoratori in agitazione permanente a riprendere il lavoro, l’autore documenta quali fabbriche furono coinvolte negli scioperi nei primi giorni del marzo del 1944 (la Rodolfo e la Ercole Comerio, la Venzaghi, la Carlo Giani, la Dilani e Nipoti, la Pensotti, la Tovaglieri, il Calzaturificio Borri, la Formenti, la Carlo Comerio, il Cotonificio Bustese e la Bottigelli). Infine, come rileva Mario Varalli anche alla Siai Marchetti di Sesto Calende il 20 marzo del 1944 si verificò l’ingresso della Guardia nazionale repubblicana per porre fine allo sciopero in corso promosso dal Comitato Segreto d’Agitazione, che aveva elaborato una piattaforma rivendicativa presentata alla direzione aziendale. L’intervento della Gnr comportò l’arresto di ventiquattro lavoratori, con il rischio di una loro deportazione in Germania, tanto che i loro famigliari per scongiurarla fecero intense pressioni sull’ingegnere Marchetti.
Claudio Critelli
Gian Marco Martignoni