Deportazione e lavoro coatto
Deportazione e lavoro coatto
Una delle conseguenze più terribili degli scioperi furono le deportati nei campi di concentramento nazisti. Il numero preciso di deportati è difficile da stimare, ma si parla di circa 41.000 in totale. Tra questi, circa 1.200 erano operai e operaie.
Determinare i numeri della deportazione rimane un problema ancora aperto anche perché i nazisti bruciavano i registri prima di lasciare il campo.
Si calcola che tra Milano e Varese i lavoratori deportati a seguito degli scioperi 1944 furono circa 500, oltre 250 nel comasco e lecchese.
Le condizioni nei campi di concentramento erano terribili e molti deportati non fecero mai ritorno.
La situazione generale della popolazione dopo gli scioperi era molto difficile. C’era un coprifuoco, il divieto di girare in bicicletta e i bombardamenti alleati. La crisi dei rifornimenti, la mancanza di energia elettrica e i licenziamenti aggravarono la situazione.
Il reclutamento forzoso di manodopera per la Germania suscitò molta ostilità.
Il bottino del reclutamento è scarso: nel mese di aprile tra Milano e Pavia hanno coperto solo il 32% del fabbisogno, sono state inviate nel Reich 1081 persone di cui solo 440 volontari il resto è composto di arrestati.