Gli scioperi del 1944 a Brescia

Gli scioperi del 1944 a Brescia

Tra l’inverno e la primavera del ‘44 il movimento di Resistenza nel bresciano vede un sostanziale rallentamento delle attività. La crescita delle formazioni si arresta fino a ridursi alla mera sopravvivenza, in alcune zone. Di conseguenza anche le azioni si riducono e diminuiscono d’importanza. Un periodo quindi molto difficile che suscita pessimismo e scoraggiamento.

Finalmente le forze democratiche, che nel frattempo avevano dato vita al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia formato dal Partito Comunista, Partito Socialista, Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale e Democrazia del Lavoro, decisero di promuovere, per i primi di marzo lo sciopero generale che avrebbe dovuto coinvolgere i principali stabilimenti dell’Italia ancora occupata. I sindacati clandestini fanno girare dei comunicati con cui annunciano scioperi e blocchi del lavoro contro le deportazioni e i trasferimenti degli operai in Germania.

A Brescia la macchina repressiva è particolarmente efficiente nei confronti di stabilimenti a produzione bellica collocati per di più nella capitale del rinato stato fascista. Tuttavia anche in città si vedono i primi scioperi: il 2 marzo alla OM e alla Breda1 gli operai si fermano, avanzando richieste di carattere economico (aumento delle razioni alimentari, scarpe, copertoni di biciclette…), ma lo stesso regime ravvisa la valenza politica di questa protesta2. L’eccezionale rilevanza dello sciopero stava infatti già nel fatto che si trattava della prima astensione collettiva dal lavoro che si verificava all’OM, e comunque in una grande fabbrica di Brescia, dopo venti anni di tutela da parte del sindacato fascista e di divieto assoluto di ogni libera ed autonoma iniziativa dei lavoratori. E ciò accadeva a Brescia, nel cuore del risorto regime.

L’eco degli scioperi del marzo 1944 all’OM fu grande (il 4 marzo si fermò di nuovo il reparto “motori avio” per mezza giornata per protestare contro l’arresto dell’operaio Carlo Savio, rilasciato dopo 4 giorni sotto la minaccia costante del ricorso a nuovi scioperi). La notizia fu infatti riportata con rilievo dal n. 2 del Ribelle del 26 marzo. Che il più importante giornale della Resistenza bresciana si occupasse dell’OM, e non solo sporadicamente, stava a testimoniare il ruolo centrale che questa fabbrica ricoprì per tutto il 1944 e nel 1945 fino alla Liberazione in quella lotta di popolo contro l’occupazione nazifascista il cui tratto distintivo stava nella combinazione di un grande movimento sociale e politico con la guerriglia armata delle bande partigiane.

Alessandro Adami